Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/72

e gravi occupazioni. E senza piú, baciando a V. S. illustrissima reverentemente le mani, le auguro dal cielo il colmo d’ogni grandezza.

Di Napoli [autunno 1624].

CCXLI

Al signor Antonio Bruni


Ancora delle scatole inviate al cardinale Scaglia.

Mandai le due scatole all’ illustrissimo nostro signor Cardinal di Cremona. 11 padrone della barca si chiama Francesco Scotto. V. S. potrá usar le debite diligenze a Ripa, e mi avisi se l’ha ricevute. V. S. mi faccia grazia di dire al signor Salviani che, se non piglia espediente alle sue lettere, sapranno poi di muffa e saranno molto vecchie. Io le conservo tuttavia e non so piú che farvi.

Il procuratore del signor Antonio Sforza venne una volta a parlarmi, e fu tra noi risoluto d’andare un giorno deputato a negoziare con questi ufficiali. Poi non l’ho mai piú veduto e desidero che Sua Signoria il sappia, accioché non mi abbia per trascurato in servirlo.

E con tal fine bacio a V. S. mille volte le mani.

Di Napoli [autunno 1624].

CCXLII

Al medesimo


Invia una scatola di dolci.

Messer Tomaso d’Ischia, il qual parti da questo porto ieri l’altro, consegnerá a V. S. una scatola piena di venti barattole di diverse conserve. Vien franca di porto, né Ella avrá da far altro, eccetto che godersele per amor mio. Sono cose dolci dovute a V. S., che mi fa continuamente cosi abbondante parte delle sue dolcissime composizioni. E le bacio con ogni osservanza le mani.

Di Napoli [autunno 1624].