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e falsa, che non si possa, se non sostentare con ragioni concludenti, almeno difendere con argomenti sofistici, tanto piú le cose poetiche, le quali sono piú di tutte le altre dubbiose e disputabili. Il che, s’è lecito nelle controversie delle catedre, molto piú doverá esser permesso nelle scuole delle vere amicizie. E se colui che lealmente ama deve esporre per l’amico la vita e protegger la reputazione di colui eziandio con la spada e col sangue, perché non deve farlo con qualche poca di temeritá con la penna e con l’inchiostro?

Non deve esser altrui gran meraviglia se il signor Agazio si sia lasciato trasportar d’affetto troppo traboccante a proferire cosi gran bestemmia, come voi stimate che questa sia, essendo egli incorso in questo errore ed eccesso per l’affezione. Ed essendo le colpe d’amore tutte leggiere e scusabili, il lodar ancora smoderatamente gli amici è cosa lodevole; onde doverá egli di cosi bella azione esser lodato o, se non lodato, almeno non tanto aspramente ripreso, massime da coloro che si vantano d’essermi piú di lui amici. Per la qual cosa può egli dir a voi quelle medesime parole che disse Euripide nella Ifigenia : «Mihi exprobasti probum honestum». Ma quel che piú mi mortifica è che questo rimprovero gli vien da coloro che doverebbono il contrario rimproverare a chiunque mi biasimasse, e sopra tutto mi duole che chi professò meco legge di parzial amistá lasci publicamente intender il suo pensiero ed invece d’essermi campione mi si dimostri aversario, procurando che si sopprimano le mie lodi e che li scritti che rissultano in gloria mia non si stampino. Aggiungesi la ragione dell’essempio, poiché voi in altre scritture m’avete Iodato piú di lui, e negli amici schietti non si presuppone ombra d’adulazione ma candore di veritá. Ed ancorché non fusse vostro pensiero che quella lettera in cui vi dichiaraste mio lodatore si stampasse, ciò non importa, perché niun uomo deve far in secreto quelle cose delle quali abbia poi in publico a vergognarsi. Basta dunque l’averla fatta, ché questo solo v’obliga a mantener il falso per vero; altamente, s’era menzogna, né allora dovevate scriverla, né ora potete ritrattarvi senza nota di leggerezza.