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Monsignor Filonardi scrive qua al signor abbate Massi d’avere effettuato il negozio, ma non distingue i particolari, né io posso aver notizia del modo. Per amor di Dio, V. S. s’abbocchi seco e col signor Cardinal Mellini per sapere come ho da fare, perché vivo confusissimo e questa facenda mi è di grandissimo disturbo, né io avrei fatte venir le mie robbe a Napoli, se non mi fussi fidato della parola datami da’ superiori.

Scrissi giá a V. S. come fui fatto prencipe dell’academia degli Oziosi con tanti applausi e tanti onori che sono incredibili e impossibili a dire. Giovedí passato pigliai il possesso in San Domenico, dove feci un discorsetto, quale fu possibile a comporre in tanta strettezza di tempo e fra tanti rompimenti di capo. Vi fu tutta Napoli intiera, né vi rimase titolato né ufficiale che non vi venisse; e si crepava di caldo, ancorché fusse dentro il capitolo grande; e i chiostri e ’l cortile e le piazze erano tutte piene di gente, e tutta scelta.

Ora tra l’una e l’altra academia si è venuto per questa cagione a cattivi termini, e piaccia a Dio che la cosa finisca senza sangue, perché il signor marchese d’Ansi, che muove gran parte della cittá come carrafesco, fa pratiche urgentissime per non perdere l’udienza; ed io mi ritrovo tra l’incudine e ’l martello né so come risolvermi, perché non vorrei disgustare alcuno.

Priego V. S. a voler prendersi briga di trovare il signor Garbeza, dico il libraro de’ Giunti al Pellegrino all’insegna del giglio, e sapere se ha ricevuti que’ tre ritratti ad olio che ha mandati il signor Giacomo Scaglia, libraro di Vinegia, per via del padre fra Giovan Francesco Guiotti. Se saranno capitati in sua mano, come credo e come io lasciai ordinato, V. S. mi fará favore farli consegnare ad Emilio in casa del signor Crescenzio, ed insieme pregare il detto signor Garbeza che scriva al detto Scaglia che mandi l’altro in sua mano, e quando sará venuto potrá farne l’istesso.

Rendo umilissime grazie all’illustrissimo mio signor Cardinal di Cremona della viva memoria che serba di me e della cura che si è degnato di prendersi in protezione di quel mio parente.