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medesimo trattenimento che si dá a coloro che servono effettivamente, ancorché io sia lontano. Io n’andrei molto glorioso di questo onore e goderei d’averne il titolo come n’ho l’effetto, perché realmente adoro cotesto signorino, ch’è tutto pieno di splendore e di virtú regia. Se sará in Torino, potrete parlargli a bocca; se no, scrivetegli e ditegli che mi pregerò piú d’ esser

rattenuto da S. A. che dalla Maestá cristianissima, onde deve

osservarmi la promessa, obligandomi io dal mio canto di volare ad ogni suo cenno. E vi bacio le mani.

Di Roma [principi del 1624J.

CCXXIV

Al signor Antonio Bruni - Roma


5 i duole che non possa riavere dalla dogana le balle dei suoi libri, e narra delle liete accoglienze avute a Napoli dalle accademie degli Oziosi e degli Infuriati e dal viceré duca d’Alba.

Io resto non solo mortificato e confuso ma quasi disperato di rabbia, poiché veggo che coloro ne’ quali piú confido mi mancano. Ho aspettata dopo il mio arrivo in Napoli la spedizione della mia licenza secondo la promessa fattami, e mi accorgo ch’ella è svanita, né posso averne novelle. Le balle de’ miei libri è piú d’un mese che sono giunte e si ritrovano sequestrate in dogana, né mi vagliono tutti i favori del mondo per liberarle. Il vicario, il cardinale, il doganiere vorrebbono farlo, ma non possono senza l’ordine di costá, talché io corro pericolo, se non è presto l’aiuto, di perderne la maggior parte, oltre le pene delle censure ecclesiastiche. Mi si diede intenzione di concedermi la permissione per breve. Poi bisognò farne parole in congregazione, ed il breve si ridusse a lettera. Ora questa lettera neanche si può avere. Monsignor Filonardi mi promise infallibilmente di mandarmela subito per la prima posta, ma non si vede ancora comparire. Io non credo che voglia far questo torto alla devota servitú che gli professo, né alla sua propria gentilezza che m’ha obligato per sempre. L’ho conosciuto sempre molto inclinato a favorirmi ; onde non posso recarmi a