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«è assegnata al 1610 circa». — Nessun elemento poteva aiutarci a datare la lett. xxvi: il giorno della morte di G. B. Guarini abbiamo preso invece a fondamento della datazione delle lett. xxvii-viii. — Gaspare Ercolani fu discepolo dell’A. a Ferrara, e nel 1617 era certamente a Roma (si veda piú oltre la lett. lvi): potrá quindi essere del 1615 la lett. xxx? Forse. — La lett. xxxn fu scritta indubbiamente nel periodo culminante della guerra di Carlo Emanuele I contro Spagna: l’abbiamo quindi assegnata al 1616; anno in cui l’A. dovè trovarsi a Torino al séguito o del Massimi o del Ludovisi. Si badi che la Turca (per la quale l’A. scrisse anche un «cartello di giostra») non è una dama torinese, come ci assicurano il conte Sforza e il barone Manno, che, assai cortesemente, hanno voluto fare per noi accurate indagini : forse apparteneva alla nota famiglia ferrarese di tal cognome. — Non avremmo fatto male ad aggiungere un punto interrogativo accanto alla data della lett. xxxix, scritta per altro dall’A. subito dopo l’arrivo a Ferrara in séguito a una delle sue peregrinazioni piemontesi, e quindi non posteriore al 1617. — Una distrazione (che il lettore vorrá perdonarci) non ci ha fatto por mente alla data di stampa delle Lettere di A. Guarini, e quindi collocare la lett. xl. tra il 1610 e il 1616, fondandoci sull’allusione alla passeggiata in carrozza fatta dal Guarini insieme con l’A., il card. Pio e «mons. Massimi vicelegato», e attribuendo per conseguenza la lettera al periodo in cui il nostro autore era al séguito del Massimi. Senza dubbio, essa è di quel tempo, ma con maggiore precisione avremmo dovuto asserirla non posteriore al 1611. — La sola col locazione nel cod. della lett. xlii ci ha indotto ad assegnarle la data dei principi del 1617. — La xlv è in troppo stretta connessione con la xliv perché non le sia di poco posteriore. — La lviii nelle edizioni a stampa, nelle quali manca l’ultimo periodo, è attribuita all’ A., leggendosi in esse, invece che «il signor Achillini e io», «il signor Preti e io», anzi in alcune «il signor *** e io», e sostituendosi negli altri passi, sempre, ad «Achillini», «Preti». Abbiamo preferito attenerci all’apografo. Circa la data, la lettera fu scritta indubbiamente prima che si conchiudesse la pace tra Venezia e l’Austria, e cioè prima del 1618. D’altra parte, dal testo appar chiaro che, mentre il Preti scriveva, l’A. doveva trovarsi a Roma. Ora dalle lettere del card. Ludovisi si desume che il Nostro si recò a Roma nel 1617; e che vi si sia dovuto recare dopo il 26 aprile 1617 è anche certo, altrimenti il Preti non gii avrebbe