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ben bene prima, perché, invece di mantener fresca la memoria, assassina la complessione. Ella, e nel concetto degli uomini dotti e nell’opinione di tutti coloro che hanno barlume di lettere, è giá celebre: però si abbia cura, e particolarmente lasci il comporre in questa sua convalescenza, non parendomi bene che per dare spirito alla poesia si tolga e si rubi alla vita.

Il lator di questa è un giovine borgognone che m’ha servito in Francia con ogni fedeltá: però, dovendo egli trattenersi in Roma, priego V. S., mentre ha bisogno di servitore, ad accettarlo al suo servizio. Ha buon carattere ed è prattico nella nostra lingua quanto basta: è nobile nell’aspetto e di nascita onoratissima.

Invito V’. S. ad un discorso che si fará oggi in San Silvestro in presenza dei signori cardinali di Savoia, d’Este e della Vailetta; e m’avvisi se potrá venire, perché verrò a levarla in carrozza, non credendo che in cosi bella giornata un moto cosi breve possa pregiudicare alla sua convalescenza. E gli bacio le mani.

Di casa, in Roma [autunno 1623].

ccxv

Al signor Giacomo Scaglia

Si duole d’una ristampa dell ’Adone fatta in Bologna, e ringrazia Francesco Businelli della lettera scritta in sua lode.

Sono stato piú di venti giorni in letto con dolori colici. Perciò vi priego a scusarmi se non vi ho scritto. Il disgusto poi della perdita delle mie robbe prese dalle galere di Biserta mi ha molto accorato. E se bene m’hanno tolto per piú di settemila scudi di ^valore, quel che piú mi rincresce è un numero di pitture originali ; cose che mi erano carissime. Ma di ciò non si parli piú.

Hanno ristampato l’Adone in Ancona, pure in quarto come il vostro, e la stampa e la carta non è cattiva; non so se la correzione corrisponde. Un libraro qui me ne ha mostrati alquanti fogli, ma io me ne son tanto risentito che ho creduto creparne di rabbia. Come diavolo le genti son cosi temerarie che ardiscano di ristampare un libro senza saputa, anzi contro la