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minuto errore, che dal chimico o dal medico in ciò si commetta, importa all’infermo la perdita della vita.

Nella qual mia veritá mi può esser testimonio il famoso collegio milanese, che questi anni addietro proibi per tutto lo Stato quel notorio medicamento usato dalla povertá in Lombardia e chiamato «la polvere dell’ Algarotti». Il che non per altro fece se non per li chiari omicidii e numerosi ch’ogni giorno se ne vedevano seguire; e fecelo anco dapoi la republica di Vinezia con punir l’Algarotti istesso, speziale in Verona, il quale d’essa polvere era il solo venditore e confessò essere antimonio preparato. Aggiunse alla confessione aver lui ereditato il segreto dalI’AIgarotti medico, giá suo zio, il quale n’era stato primo inventore ed avevaio lungo tempo venduto ancor egli. I quali due perniciosi mercadanti fecero in pochi anni in quel popolato paese non minor destruzzion d’anime di quel che soglia fare una peste universale.

Questa è dunque, signor mio, la mia opinion intorno alle violenze del medicare. La quale qui io ho diffusamente esposta non tanto per difenderla quanto per esser da V. S. tratto d’errore in caso che quella fusse erronea, overo per restare appo lei scusato in caso eh ’essa fusse buona, non avendo io altro fine ne’ miei discorsi che d’imparar la veritá. Ché, quantunque da fanciullo io studiassi in Napoli un tantino dell’arte sotto Latino Tancredi, famoso lettore allora e di gran credito; e quantunque dapoi n’abbia in vari tempi vedute altre parti, secondo che mi v’ha spinto il vario bisogno delle mie patite indisposizioni ; non debbo però ostinarmi contra il parer di chi piú di me ne sa, e di grandissima lunga. Dico di V. S., che può insegnare a’ professori e che realmente ha loro insegnato col publicare i suoi scientifici volumi, la cui dottrina io riverisco per una delle supreme di questo secolo.

E per fin della lettera riverisco anco l’autore con baciargli affettuosamente le mani.

Di Frascati, 23 di giugno 1646.