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LXXXIV

Al medesimo, a Napoli


Da antico servitore di casa Carrafa, prega monsignore, ora diventato arcivescovo di Matera, a volerlo onorare dei suoi comandi.

Di Matera [1638].

LXXXV

Al signor baron Niccolò Grilli, a Montescaglioso


Scherza intorno a due ceste di frutta avute in dono dall’amico e giunte dimezzate.

Di Matera, 11 d’agosto 1638.

LXXXVI

Al signor Carlo della Monaca, a Gallipoli


Intorno alla proprietá del gallo di fare arrochire le sampogne.

Colla sua lettera del 20 d’aprile V. S. mi fa una domanda ed una profferta. La domanda è ch’Ella vorrebbe da me sapere in qual degli antichi scrittori io abbia letto la proprietá ch’attribuisco al gallo nel mio Polifemo, cioè il fare arrochir le sampogne colla voce del suo canto; e la profferta è ch’Ella liberalmente mi si consegna e dá per affettuoso amico ed isviscerato. Soddisfarò prima all’interrogazione e poi risponderò al dono.

La nativa virtú di quello uccello fu da me menzionata ad immitazione non d’autori antichi ma d’un moderno, che è il Sannazaro nella fin della settima prosa de\l’Arcadia, si come io risposi in voce da principio al padre fra Marcellino, quando egli a nome di V. S. me lo richiese in Matera tuttavia, quantunque Sua Reverenza per fragilitá di memoria non gliel sapesse poi ridire. Credo si bene che ’l detto poeta l’abbia cavato da qualche naturalista antico, non essendo verisimile ch’uno scrittor si erudito e dotto ardisse di falsificar l’istoria naturale; il che in poesia