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coscienza col..., ma ho la solita mia di sempre. Cioè credo cogli altri cristiani che la spiritazion diabolica vi sia; ma solo dico che ella è rara, e che spiritata non è quella donna ma è ghiottona, e che in ciò ha moltissimi compagni. Massimamente non avendo ella voluto cessar dal suo fingere, dapoi ch’io la confusi e mortificai, che giá son passati tre anni; anzi intendo che ha fatto peggio, perché ora ha nome di disonesta, dove allora l’avea di casta e di vergine.

Pure io condurrò, come ho promesso, il prefato scongiuratore a Montescaglioso, acciocché V. S. illustrissima si chiarisca de visu, in caso che la pretesa spiritata sia quella medesima di che io ho favellato e non un’altra. Ma, siasi chi si voglia, io mi protesto in tutti i modi di non volere esser presente allo scongiuro, perché non mi scappasse detto o fatto qualch’altro sproposito, di che il prete s’offendesse; ch’io non so se in bontá egli sia simile al monaco, o pur per opposito sia un simolatore, quali piú sogliono essere questi che vanno in volta. Né voglio piú tentar la fortuna, ma starmene colla prima vittoria; che è quanto in ’occorre. E per fine a V. S. illustrissima fo umile riverenza.

Di Matera, 15 gennaro 1638.

LXXXII

Al signor cardinale Ippolito Aldobrandini, a Roma


Si duole d’un arciprete che, invidioso per un beneficio di giuspatronato conferito a un figliuolo di lui, Stigliani, pretende le decime in misura eccessiva.

Di Matera, n marzo 1638.

LXXXIII

A MONSIGNORE DON SlMON CARRAFA, ARCIVESCOVO


di Matera, a Roma

Congratulazioni per la sua nomina ad arcivescovo.

Di Matera, 30 luglio 1638.