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LXXXI

Alla signora baronessa di Montescaglioso


D’una finta ossessa, da lui smascherata.

Un’ora dopo l’essere arrivata la lettica con che V. S. illustrissima. manda a pigliare il signor Gian Giacomo e me, m’è sopraggiunto un pedone con una nuova lettera di lei, nella qual mi s’impone ch’io vegga d’accordar quel prete forastiere che dicono essere esorcista e lo meni costá con noi. S’io vengo non posso fare il servigio, e se fo il servigio non posso venire, non conoscendo il prete e bisognando informarmi di lui ed abboccarmivi; nel che si consuma un giorno o due di tempo. Ma, a parlar piú apertamente, la principal cagione che mi ritien di non venire si è il pericolo delle strade cattive, ed in particolare di cotesta salita di Montescaglioso, facilissima a convertirsi in discesa, ora che ’l cielo è acquoso e la terra è inzuppata e che quanto piove di sopra tanto fangheggia di sotto. So che V. S. illustrissima non vuol servidori morti, perché i si fatti son disutili, ma li vuol vivi a fine che se ne possa valer nell’occorrenze; onde credo che non le dispiacerá ch’io cerchi di conservarmi per lei ed anco per me.

Adunque per ora verrá il signor Gian Giacomo solo, la cui venuta è per negozio che non patisce dilazione; ed io, che veniva per semplice spasso, resterò ad eseguire il detto comandamento: il qual eseguito, ne ragguaglierò V. S. illustrissima, ad effetto ch’Ella possa di nuovo rimandar la lettica a levar me e’1 sacerdote. La qual mia restata non solo è giovevole a V. S. illustrissima, perché per essa avrá il servigio; ma torna non manco opportuna al signor Gian Giacomo di quel che torni a me. A lui si minora il pericolo, dovendo il mancamento del mio peso alleggerirgli la lettica, ed a me si dá spazio d’aspettar che si sereni il tempo e si rasciughino le vie; ed oltracciò, lo scongiuratore verrá piú contento dentro ad essa le"»’’*» rhp non verrebbe sopra un cavallo.