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a segno tale che, se io per questa volta non m’avessi da Giobbe fatto imprestare la sua pazienza, non avrei potuto leggere una carta, come l’ho lette tutte. Il qual mio giudicio, non attribuendo a se medesimo autoritá se non poca e scarsa, volse da principio palesare a V. S. la sua sentenza non altrimenti che fasciata e ravvolta in cortese velo di buona creanza. Velo però tanto trasparente ch’esso non poteva impedire altrui la veduta, purché vi fussero stati occhi spassionati e non innamorati allo specchio. Ha voluto V. S. onninamente ch’io le favelli a lettere, come si dice, di scatola; ed io la contento a pieno. Poiché gli amici si debbono servire non in altro modo che solo in quello nel quale essi vogliono esser serviti, se il servigio ha da esser servigio e non dispetto. V. S. vede ora ch’io ragiono seco con quella libertá e schiettezza la qual da lei si desiderava, e che punto non la gabbo. Non si faccia Ella gabbare all’incontro costi in Andria da’ compatrioti, che con tanti supremi encomi lodano e magnificano esse poesie, come da lei mi s’accennò nella prima sua lettera e nella seconda, e come al presente mi si riconferma piú a lungo in quest’ ultima. I quali lodatori paesani, quantunque in cotesta patria sieno di varie stirpi, io credo nondimeno che tutti abbiano stretta parentela colla famiglia maggiore e piú numerosa, la quale, per quanto intendo, si chiama casa Volponi. Ché a questo s’abbattette casualmente ad alludere il preallegato Orazio, quando, in proposito d’avvertire i poeti giovani a non credere ad ogni ricevuta lode, disse per conclusion della sua Poetica-.

Si carmina condes,

nunquam te fallant animi sub vulpe latentes.

Con tutto ciò, non è forse tanto pericoloso all’uomo l’inganno d’altri quanto gli è l’inganno proprio. Onde di nulla gioverebbe a V. S. ch’Ella ponesse mente alla sinceritá mia ed alla doppiezza de’ sopranominati approvatori, quando poi si lasciasse persuader dalla stima di se medesima. Ben voglio io che V. S. fugga le false acclamazioni degli adulatori estrinseci, ma insieme richieggio ch’Ella con molta piú avvertenza