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CCIX

Al signor Giacomo Scaglia


Gli concede il diritto di ristampare e vendere egli solo l’Adone.

Mi pesa molto ch’Ella sia travagliata dalla malignitá de’ suoi emuli per la stampa dell ’Adone. Onde con questa, scritta e sottoscritta di mia propria mano, le replico quel che tante volte l’ho detto, cioè che questo libro non intendo né voglio che costi .sia ristampato da altri che da lei, né che la vendita di esso passi per altra mano che per la sua, e s’ Ella ne potrá cavare alcun guadagno, stimo che sia poco, rispetto alle molte obligazioni che porto alla sua cortesia. Questa semplice scrittura credo che dovrá bastare, senza bisogno d’altra cautela piú efficace; e disidero che abbia forza di contratto autentico, supplicando affettuosamente cotesti illustrissimi signori proveditori e riformatori dello studio di Padova a volerle far buono il suo privilegio, che altri non possa imprimerlo né vendere, ché tale è la mia volontá, se il beneplacito dell’autore può valer qualche cosa. Se poi sará necessaria altra dechiarazione, le ne manderò non una fede sola ma cento.

La stampa dell’opera non mi dispiace, se bene mi pare alquanto frusto il carattere, che non s’attacca bene in alcuni luoghi. 11 Discorso è impossibile averlo per adesso, perché se voi sapeste le mie occupazioni mi avreste pietá. Quel titolo che avete posto nel piede di ciascuna pagina, scritto in lettere tonde, che dicono: «L ’Adone del cavalier Marino», io non so a che serve; anzi mi par che disturbi l’occhio del lettore. Perciò vi consiglio a levarlo;

Quando il poema sará libero, di grazia mandatene qua una dozina di copie a persona che me le consegni, perché mi ritrovo impegnata la parola con personaggi a’ quali non posso mancare; ed avisatemi del prezzo, ché subito vel farò rimborsare. Qui finisco baciando mille volte le mani al mio caro caro signor Strozzi.

Di Roma [agosto o settembre 1623).