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il qual mi fa mille favori cosi di lettere come di regali senza ch’io l’abbia mai conosciuto, per esser egli venutovi a stare dopo la mia partenza. Alla qual risposta io replico che, se V. S. m’avesse verbigrazia detto: «Il signor Plimarse è uomo della tal condizione, della tal patria, della tal professione, della tale etá e del tal valore», ciò sarebbe stato maggior sodisfazzione alla mia richiesta e minor noia alla sua penna. Ma Ella in cambio di ciò m’ha fatto un diffuso compimento di cortesi parole, contenente lodi mie e proferte sue, senza dirmi chi esso sia, se non solamente concludendo in fine che con una altra occasione men frettolosa di questa me ne dará poi notizia piena; cioè quando sará tornata di Modona, dove deve ora andar per certa ambasceria impostale da cotesto serenissimo.

Poteva invero V. S. favorirmi maggiormente e faticar manco, mentre quella fretta, che le ha potuto concedere il parlar lungo, le avrebbe molto piú conceduto il breve. Pure veggo che V. S. ha fatto altrimenti. Non voglio credere ch’Ella, tanto cortegiana e tanto prudente, abbia ciò operato a caso, ma piú tosto per qualche ragionevol rispetto a me non noto. Onde, acquietandomi per ora a quanto Ella ha voluto, la ringrazio del largo compimento e la scuso insieme dello stretto ragguaglio. Solo debbo soggiugnere alcune righe in mia scusa, in caso che a V. S. la domanda fusse paruta alquanto insolita, per non dire insolente, come pur da lei mi si va accennando per dentro alla prefata sua lettera, se ben molto da lontano e con rispettosa oscuritá. Dico che onestissima pretendevo io che fusse la mia curiositá del volere intendere chi sia un uomo che tanto in’ama, per sapere a chi io dovessi avere obligazione. Ed onesto parimente mi pareva il domandarne non lui proprio ma un terzo amico, sapendosi che ’l parlar di sé suole esser modesto ed il parlar d’altri libero, onde l’uno occulta qualche parte della veritá e l’altro la dice tutta. E quando per sorte in questo mio credere io mi sia ingannato, mi rimetto tuttavia al miglior giudicio di V. S., se le cedo ogni mio senso. Ma in un tempo le pongo in considerazione che non sempre quel che pare errore ad un solo pare errore a tutti, e che la diversitá de’ pareri non