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Al signor Antonio Bruni


Lo invita ad andar con lui a pranzo presso i conservatori di Roma.

Sono invitato per dimattina a pranzo da’ signori conservatori di Roma nel loro appartamento in Campidoglio, ma non ho voluto accettar l’invito senza V. S.; onde verrá da lei il nostro signor Ippolito, ch’è il segretario di- quel senato e di tutti i galantuomini di Roma. A ora di messa l’aspetterò adunque nella chiesa della Minerva, per poter poi ricevere insieme il favore che quei signori ci preparano. Dopo pranzo io leggerò un canto della Strage degl’ innocenti, e V. S. potrá anche far parte a quel nobilissimo congresso de’ tre ultimi sonetti che mi lesse l’altra sera in Camera. E le bacio le mani.

Di casa, in Roma [dopo il maggio 1623].

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Al signor Giovan Battista Parchi

Si lagna che Vincenzo Berò non abbia consegnate due copie ásXY Adone al Priuli e al Contarmi.

Non ho tempo da diffondermi in lungo, perché in questi frangenti di sedia vacante mi ritrovo occupatissimo.

Rendo a V. S. infinite grazie della viva memoria che conserva di me e della cortese affezione che mi dimostra, assicurandola che in qualsivoglia opportunitá mi ritroverá sempre prontissimo a servirla secondo la debolezza delle mie forze. Onde, quando nascerá l’occasione ed Ella vedrá che io possa valer qualche poco, mi comandi alla libera.

Sono in grandissima rabbia perché, avendo lasciate in Parigi due copie dell’Adone in mano del signor Vincenzo Berò bolognese perché le mandasse subito agli eccellentissimi signori Priuli e Contarini, e avendomi egli data parola di farlo subito, veggo che mi ha burlato, né si è degnato pur di rispondere a