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Apologia , prima che lasciasse capitarla in mano del dotto avversario; pure alla fine ella fu veduta, pure alla fine vi si rispose, pure alla fine venne in chiaro chi avesse il torto e chi la ragione, chi fusse l’ignorante e chi il savio, e chi fusse il maldicente e chi il modesto. Il che tutto occorse in si manifesto modo ed in forma tanto evidente e con tal consenso di tutti gl’ intendenti, che, se ambedue gli autori potessero a’ nostri giorni risuscitare, certamente il Caro avrebbe da arrossirsi non poco nell’aperto cospetto del mondo, il qual da lui fu in ciò tanto gabbato e tanto scandalizato: si come all’incontro il Castelvetro avrebbe ad essere ampiamente ristorato delle sue patite vergogne con altrettanto applauso ed onoranza, a confusion delle false pasquinate che gli fúr fatte e delle inique calunnie che gli fúr date, le quali il costrinsero a fuggirsene di lá dai monti ed ad abitar per sicurezza della vita in terra libera, ma però con tanto maggior sua gloria quanto che sempre vi visse cattolicamente. Se bene questa resurrezione non fa ora di mestieri; poiché, in ogni modo, i veri letterati e i veri uomini da bene fanno ai nomi quel che non si può fare alle persone. Né accade insomma che nessuno si voglia lungamente spacciar presso al mondo per quel che non è; ché ’l mondo non è cieco, ma è oculatissimo e vede piú assai che noi non crediamo. E se talora patisce inganno, ciò non dura secoli interi ma solo alcuni anni, perché egli sa ben cavarsi la benda o tardi o per tempo, la qual dall’ ingannator gli s’avvolse alla fronte. Il che succede in questo modo: che i pochi ravveduti, i quali sono gli scienziati, fanno pian piano ravvedere i molti, che sono gl’idioti; e cosi finalmente ognuno si chiarisce e resta assolutamente informato del vero.

Oltre di ciò, io assicuro V. S. che, per molto lontano ch’EUa sparga da me le sue scritture, esse mi saranno subito mandate a Parma da’ miei cari amici. Li quali, se non sono si spessi e si frequenti come dice il Magnanini esser quegli di V. S. (perché veramente io ho piú atteso ad imparar dai morti ch’a conciliarmi i vivi), essi son però non men rari nella virtú che si sieno nel numero; si che di loro io posso con buona