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Dopo Dante, il Petrarca (che piú importa), per non dir «desi» da «deesi», disse «déssi» da «debbesi», apocopando «debbe» in «de’» acuto:
Errar non déssi in quel breve viaggio.
Seguito dal Tasso:
Non piú déssi all’antiche andar pensando.
E per non dir «partimi» da «mi partii», disse «partimmi» da «mi partivi», breviato in «parti’»:
L’altrier da lui partimmi lagrimando.
Ed usò similmente «parti’» senza compagnia di pronomi:
Non m’ingannò quand’io parti’ da lui.
Ma prima Dante l’avea usato intero:
In quella forma lui parlar udivi,
cioè «udii». Piú di tutti si servi di tal preterito il Boccaccio, dicendo nel Filocolo , al libro quarto: «Però intendo di tornare onde partimmi». E nella Visione al canto quarantesimoquarto:
Sentimmi poi del petto il cor sottrarre.
E nel medesimo:
E in ciò pensando, subito nel core punger sentimmi.
E nel canto quarantesimosesto:
A cui io per mia voglia consentimmi.
E questo è in rima. Aggiungasi a’ sopracitati che il Cavalca, per non dir «ritralo», disse «ritrailo» nel capitolo undecimo del Pungil : «Che gii toglia la fama e ritrailo da Dio». Ed aggiungasi che ’l Pulci minore, per non dir «dièmi» da «dieimi», disse «diemmi» da «diedimi»:
Quand’io per servo a te leggiadra diemmi.