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aftigiDin: «mi», «ti», «si», «vi», «ne» e somiglianti. Il qual doppio modo di potersi prononziar «vóti» e «votti» non è solamente commune a questi verbi e nomi pur ora detti; ma agli altri verbi nominati di sopra, cioè a «togliere», a «sciogliere», ad «accogliere» e si fatti, c’hanno la prima voce terminante in «oglio», qualunque volta ad essi s’accozzi articolo o pronome o altro. Perciò potremo indifferentemente dire «tolo» per «toilo», e «tollo» per «toglilo» o per «toltilo» o per «tolilo»; «sciolo» per «scioilo», e «sciollo» per «scioglilo»; «accolo» per «accoilo» (che disse Dante nel canto decimoquarto del Purgatorio’.

E dolcemente, si che parli, accòlo),

ed «accollo» per «accoglilo». Ché pur questo è di Dante nel verbo «raccoglie» o «raccolere», avendo egli detto nel decimottavo áe\Y Inferno «raccògli» in terza persona per «gli raccò» o per «gli raccole»:

Infino al pozzo che ’i tronca e raccògli.

Il cui sentimento è questo : infino alla buca che gli termina e gli riceve in sé, cioè termina e riceve quelli, intendendo per «quelli» gli argini e i fossi del cerchio ottavo.

Questa seconda maniera apocopata, con tutto che oggidí nel parlare vivo <ii Firenze sia meno usitata, ella è tuttavia toscana e trovasi spessissima nelle buone scritture, si come quella ch’è piú intesa dall’altre nazioni d’ Italia, le quali ne’ lor dialetti la pratticano tutte. Di qui è che l’Ariosto, per rendersi piú intelligibile, non valse dir «tòmi» da «toimi», ma disse «tommi» da «toglimi»:

Tommi la vita giovane, per Dio.

Di qui è che ’1 Tasso (mi perdonino le SS. VV. questa menzione) non volse dir «fuggimi» da «fuggiimi», ma disse «fuggimmi» da «fuggivimi»; e le parole son queste:

Pure in parte fuggimmi erma e lontana.