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lo fo», «io sollo» per «io lo so», «io dolio» per «io lo do», le quali nel proferirsi fanno tutte sentire a doppio la consonante della seconda sillaba. Ma quando fra le due parole che si congiungono si trova essere essa sincopa (ché sincopa diventa veramente la prefata sinalefa, dove la sua lettera apostrofata non sia finale ma mezana), il congiungimento non è stretto né calcato, ma resta, per cosi dire, largo e lento. Per cagion che esse due parole non arrivano a comprimersi una coll’altra, in foggia che ne risulta raddoppianza di consonante, stante che la «i» liquida, ancorché non vi si pronunzi m a vi stia scolpita, vi si sottintende virtualmente.

Il contrario avviene poi quando il detto «vo’» è accorciato non da «voio» per liquidazione e da «vói» per sinalefa, ma da «voglio» intero, per un’altra figura, che chiamiamo «apocope» pur dal nome greco. La quale, perché dalla parola leva nettamente l’ultima síllaba, da «voglio» leva «glio» e fa «vo’»; si come anco da «tieni» leva «ni» e fa «tie’» e poi «te’», e da «sape» leva «pe» e fa «sa», e da «face» leva «ce» e fa «fa», e da «vade» leva «de» e fa «va», e da «puote» leva «te» e fa «può», e da «frate» leva «te» e fa «fra» ; ed altri assaissimi cosi verbi come nomi.

Avvien, dico, nel detto «vo’», quando egli è apocopato e componsi, il contrario che quando è sincopato in composizione. Perché esso, in tal caso, non solamente s’ accentua con acutezza e senza apostrofarsi, ma rattien la propria facoltá e vigore, cioè resta atto a geminare ogni consonante che potesse a lui seguire in sua compositura. Onde, giungendosi con qualsivoglia articolo o con qualsivoglia pronome, raddoppia necessariamente la lettera seguente: e cosi di «voglioti», levando via «glio», fa «votti» e non «vóti»; e l’ istesso accade dell’altre parole mezzate ch’abbiamo registrato. Perché di «tie’» e di «lo», per esempio, si compon «dello» e non «tielo»; di «sa» e di «lo» si compon «sallo» e non «salo», di «fa» e di «Io» si compon «fallo» e non «falò», di «va» e di «lo» si compon «vallo» e non «vaio». E quel che dico dell’articolo «lo» s’intenda detto di qualunque altro e di tutte quante le particelle