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pianta che ha partorito si nobil frutto, si debbono tutti gli onori attribuire non meno a lei, come a cagione, che a lui, come ad effetto. Per rispetto mio, percioché, essendo io sua fattura e dependendo tutto il mio presente stato da lei, per la cui ufficiosa bontá mi ritrovo collocato nell’attual servigio di questa corte, si come dalla sua protezione riconosco gli accrescimenti della mia fortuna, cosi mi sento tenuto a riconoscere le ricevute cortesie con tutti quegli ossequi di grata devozione che possono nascere dalla mia bassezza. Oltre che, per essere il componimento ch’io le reco quasi un registro delle sue opere magnanime, delle quali una parte, ancorché minima, mi sono ingegnato d’esprimere in esso, e per avere io ridotto il suggetto che tratta (come per l ’allegorie si dimostra) ad un segno di moralitá, la maggiore che per aventura si ritrovi fra tutte l’antiche favole, contro l’opinione di coloro che il contrario si persuadevano, giudico che ben si confaccia alla modesta gravitá d’una prencipessa tanto discreta. Or piaccia a V. M. con quella benignitá istessa con cui si compiacque di farmi degno della sua buona grazia, accettare e far accettare la presente fatica; onde si vegga che se bene il mio ingegno è mendico ed infecondo ed il poema che porta è tardo frutto della sua sterilitá, vorrei pur almeno in qualche parte pagar con gli scritti quel che non mi è possibile sodisfar con le forze. Se ciò fará (per chiudere il mio scrivere con l’incominciato paralello d’Èrcole), ricevendo Ella per se stessa e rappresentando a S. M. composizioni di poeta come non indegne di re guerriero né disconvenevoli a reina grande, conseguirá la medesima loda che consegui giá Fulvio, quando delle spoglie conquistate in Ambracia trasportò nel tempio dello stesso Ercole da lui edificato i simulacri delle muse. E senza piú, augurando a V. M. il colmo d’ogni felicitá, le inchino con reverenza la fronte e le sollevo con devozione il cuore.

L)i Parigi, adi 30 d’agosto 1622 (1).

(1) Collochiamo qui questa dedica, non ostante la data del 1622, perché effettivamente nell’aprile 1623 venne alla luce la prima edizione dell ’Adone. Nella seconda questa medesima dedica reca la data del 30 giugno 1623 [l£d.\.