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grandissimo danno della cittá; e ciò accenna il medesimo Svetonio: «Non in alia re damnosior quatti in aedificando» , parlando di Nerone e della sua casa.

Quanto finalmente all’architettura, né San Pietro né qualsivoglia fabrica moderna ha pur principio di comparazione, per quanto confessano i medesimi architetti nostri, i quali per regola dell’arte conoscono l’eccellenza dell’architettura antica da queste reliquie, argomentando e tirando le proporzioni dalla parte al tutto. La chiesa di San Pietro ha infinite sproporzioni, come dice V. S. e come confermano tutti gl’intendenti, a’ quali mi rimetto. E quando pensò mai l’architettura moderna a far di quei miracoli che fece l’antica nel medesimo palagio di Nerone, in cui que’ soffitti e tutta la stanza si aggirava a guisa d’un cielo? «Coenationes laqueatae tabulis eburneis versatilibus, ut flores, fistulatis, ut unguenta desuper spargerentur. Praecipua coenationum rotunda, quae perpetuo diebus ac noctibus vice mundi circumageretur» , ecc. E se nel fatto dell’architettura vogliam credere al medesimo Michelagnolo, è notissima cosa ch’egli andava spesso a vedere le colonne antiche, le quali sono oggidí al pozzo del convento di San Pietro in vincola, postevi, se ben mi ricordo, da Giulio secondo; e quivi quel buon uomo si faceva portare una sedia in quel cortile, e si fermava fisso due e tre ore intere a contemplarle, come se fossero state qualche mostro.

E, per non tediar piú V. S. e me con questa cantafavola, tralascio alcune fabriche antiche miracolosissime, come fu il palagio di Gordiano imperatore, ch’aveva intorno al cortile ottocento colonne, e fu nella via prenestina, dove oggidí è Santo Eusebio; il qual imperatore ebbe pensiero di superare quel di Nerone. E tralascio il fòro di Traiano, di cui oggidí si vede la colonna ch’era nel mezzo, colla fabrica d’intorno quasi dell’istessa altezza, con logge sopra logge, con numero infinito di statue d’ogni pietra e d’ogni metallo; della qual fabrica fanno gli schiamazzi tutti gli scrittori antichi, fra i quali Ammiano la chiama «singularem sub omni caelo struc tur atn et etiam numinunt assensione mirabiletn»; e di piú: «Gyganteos contextus nec retatu affabiles, nec rursus tnortalibus appeteiuios». E quanto a me, estimo piú questo fòro Traiano che la fabrica di San Pietro, ancorché non fosse di tanta lunghezza; ma del resto ancor Cassiodoro ne fa le meraviglie: «Troiani forum vel sub assiduitate videre tniraculum est». Inoltre stimo piú mirabile il sudetto Colosseo per le ragioni giá dette e per