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altresí prendessi a lodar voi, le Iodi che io vi scrivessi sarebbono per aventura sospette di gratitudine. E se bene il merito vostro avrebbe in ogni maniera a precider le radici di si fatto concetto, voglio nondimeno astenermi da si fatto uffizio; perché, quantunque il facessi con tutte le forze dell’ingegno mio, so però che non potrei toccarne il segno e resterei pur anche debitore di gran somma ai vostri meriti. Perché, se bene io dicessi che le cose vostre non sono senza il dolce di Livio e senza il piccante di Tacito, e che la vostra vena, e tosca e latina, corre perle orientali, che fanno tramontar la gloria d’ogni altro scrittore; e se bene aggiungessi che il vostro ingegno è maggiore delle maraviglie che se ne fanno; direi cose note e cose volgari, dalle quali restarebbe defraudato del suo dritto lo splendore del vostro nome. Che però torno a dire che io tralascio questo uffizio e passo ad altro.

Voi m’essagerate la fierezza del corrente castigo; e veramente la vostra penna è si felice che, quantunque siate assente dalle presenti miserie, tutta volta piú al vivo sapete rappresentarlemi di quello che abbiano saputo i veri oggetti agli occhi miei che gli ebbero presenti. Imperoché quell’esser divenute le contrade funestissimi torrenti, che altro non corrono che feretri; quell’esser fatti gli umani corpi fucine di pestiferi carboni, dove su la instabile incude dell’umana pazienza si lavorano le sincopi e i dolori; quell’essersi cambiati tutti i deliziosi suburbi, giá dedicati al genio e alle muse, in postriboli delle parche e in Campidogli della morte; quell’essersi seminati tutti i campi della Lombardia piú di cadaveri che di grani; e, per dirlo in una parola, quell’essersi spopolata la faccia e popolate le viscere della terra; sono cose da voi si felicemente descritte, che panni d’esser tornato a quelle miserie dalle quali è giá libera la mia cittá di Bologna. Per salvezza della quale siami lecito il dirvi in due parole che cosa ha fatto il cardinale Spada. Anzi che cosa non ha egli fatto? Questo Proteo di providenza s’è trasformato in mille forme, s’è trasferito in mille luoghi, ha fatto assistenza a mille congregazioni; direttore fra le famiglie, dettatore tra medici, monitore fra sacerdoti; ora intrepido tra lazareti, ora