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che riceve? L’umana temeritá, troppo scaltrita artefice de’ propri danni, per via di mostruosa antiperistasi infiammava il bollor de’ conviti col gelo della morte vicina: però la ricordava portando a veduta de’ convitati uno scheletro formato di cera, come degli egiziani fa fede Erodoto; opure certe figure mobili rappresentanti la fugacitá della vita, come fece Trimalcione presso Petronio; o in altre maniere, osservate dal Bullegeo, dallo Scaligero, dal Raderò, dal Puteano, che tutte valevano ad irritare l’intemperanza degli uomini, onde nell’uso de’ piaceri si desser fretta, per esser giá la morte su le soglie d’ogni vivente e incalzare e premere gli altrui vestigi. Sconsigliato consiglio d’uomini indegni di vivere, poiché non sapevano prepararsi al morire! A noi, a’ quali la verace filosofia insegna il modo d’incontrare la morte con gli abiti confacenti, fa di mestiere valerci di tanti funestissimi casi per altro fine. Si mirano oggi la Lombardia e la marca trivigiana come un publico cimiterio di tutta l’Italia; e in conseguenza noi, che sediamo spettatori delle tragedie altrui, abbiamo aperta da Dio un’utilissima scuola, in cui s’apprendono i segreti della caducitá de’ mortali e i misteri della nostra fragile e sempre vacillante natura. Ivi si vede annebbiato il sereno d’una tramontana bellezza, seccato il verde d’una languente gioventú, discolorato il fiore d’una grazia smarrita, impallidito lo splendore d’una gloria ecclissata, arruginito l’oro d’una saviezza disutile, inaridito il fonte d’una dottrina mancante. Ivi si piangono il valor perduto, i titoli oscurati, le dignitá cadute, le memorie disperse, gli onori dileguati, estinti gl’ingegni. Ivi si dogliono le famiglie vedove de’ sostegni, i patrimoni abbandonati dagli eredi, la nobiltá impoverita di posteri, le campagne nude d’agricoltori, Parti prive degli artefici, ogni virtú mendica de’ suoi seguaci. Ivi altro non si vede che simulacri d’orrore, altro non s’ode che gemiti de’ tormentati, altro non si aspetta che l’assalto della morte, altro non si brama che la velocitá del morire. F. perché la lunga e continuata schiera de’ cadaveri che son portati al luogo del loro riposo ne scorge fino al sepolcro, ci andiamo raggirando intorno a quell’ infausto luogo lagrimosi e dolenti;