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egli andava facendo un altro volume di Dicerie sacre per publicarlo. Cigno benedetto, che voleva che le sue ultime voci fossero sante ! Ed a dirne il vero, in questo caso tanto acerbo noi dobbiam rallegrarci, perch’egli è morto da santo. Ha fatto testamento, nel quale ha lasciata la sua libraria, che vai molti mila scudi, a’ padri teatini. Dimandò spontaneamente tutti i sagramenti della Chiesa, ne’ quali mostrò una compunzione esemplare e desiderabile da qualsivoglia religioso uomo. Comandò nel testamento che si ardessero tutti i suoi manuscritti non solo delle cose satiriche e delle lascive, ma di tutte quelle che non fossero sacre. Fatto il testamento e non fidandosi che tal ordine fosse esequito, si fece portar al letto tutte le scritture suddette per esequire egli stesso la sua sentenza. Que’ padri religiosi che gli assistevano gli dissero che le cose semplicemente amorose, nelle quali non fosse lascivia, si potean serbare; ma egli, inesorabile, volle con gli occhi suoi veder l’incendio di tutti gli scritti affatto, eccettuando i componimenti sacri. Visse glorioso ed è morto con miglior gloria; onde noi possiamo imparar da lui non tanto a scrivere quanto a morire. Voi ed io abbiam perduto un grande amico; il mondo ha perduto un uomo il quale non so s’avrá piú pari.

Questi ragguagli fedelissimi ci sono venuti da Napoli in fretta per certi corrieri con lettere scritte frettolosamente. Se per lo procaccio verrá altra particolaritá di questo fatto, ve ne darò parte. Voi vogliatemi bene e raccomandatemi al signor Lamberti.

Di Roma, a’ 2 d’aprile 1625.

CVII

A Girolamo Preti


Risposta alla lettera precedente.

Ho letta la pietosa storia della morte del Marino, si vivamente e si pateticamente espressa da voi, che non saprei ben dire sotto quai piú gloriosi pregi egli sia, o degli applausi del mondo vissuto, o della vostra eloquenza finalmente morto. Ben