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CXCVI

Al signor Giacomo Scaglia


Promette d’ inviargli subito l’Adone e gli comunica la morte dello stampatore Abramo Pacard, la quale per altro non arrecherá ostacoli alla prossima pubblicazione del poema.

Vi rendo molte grazie de’ due libretti d eAY Epistole-, ed in particolare quest’ultimo mi è stato molto caro. Né mi sarei mai pensato che nel mondo si trovasse tanta sfacciatagine, che ad un uomo della mia qualitá si dovesse rubare cosi apertamente un suggetto ed una invenzione giá publicata da me venti anni sono per tutto. Ma mio danno; merito peggio, perché son troppo coglione, se bene ho questa contentezza ch’almeno ognuno il sa, e quando le mie saranno alla stampa (il che voglio che sia di corto), si conoscerá che differenza è da cottone a stoppa, assicurandovi ch’io non vidi mai stile il piú sciocco ed il piú povero di concetti vivaci. Con tutto ciò, non voglio mancare di mortificar l’auttore in qualche modo che ne rimanga confuso.

Poiché il privilegio non si può ottenere senza avere tutto il libro, bisogna che abbiate qualche altro giorno di pazienza, tanto che sieno finite di stampare queste prose, ché subito poi lo manderò, e siate pur certissimo che voi sarete il primo.

I ritratti del Casoni e del Magno aspetto con disiderio, e non vi mando per ora il mio come disiderate, perché qui non è pittore che vaglia ed io voglio che l’abbiate di buona mano. Subito che avrò presentato questo libro al re, il quale nel mese che viene si spera che debba essere a Lione, io avrò licenza di dare una scorsa in Italia almeno per un anno; e allora mi riserbo a mandarvene una copia buona. Intanto vi piacerá di rimborsarvi que’ pochi quatrinelli spesi per me in quello del Cremonino, protestandovi di nuovo l’obligo che ve n’ho.

Rispondo al clarissimo signor Badoaro, e veramente confesso di restare obligatissimo alla sua infinita cortesia, certificandolo che dependerò sempre da’ suoi comandamenti.