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V. S. sono illustrate da leghimi lumi, sparse di stelle naturali e adorne di gemme pelegrine e preziose; onde potranno comparire riguardevoli e ammirabili alla presenza di qualsivoglia sodo e sano giudizio. Quindi averrá che nelTacque di si care e benedette Lagrime nuotará la gloria di V. S., per giungere infine al porto dell’eternitá; e potranno le muse su l’umida base di si bel pianto fabricar e rinovar l’antico riso, avendo ricuperate le perdute bellezze. E cosi potess’io in si prezioso lavacro lavar questa anima, come dal puro cristallo di si belle Lagrime giá giá mi traspare l’immortalitá del suo stile e del suo nome. Né ricerchi giá V. S. a si compiti lavori ammenda alcuna, ch’in quella vece trovará sempre meraviglia e lodi, poiché l’amaritudine del suo pianto spira tanta dolcezza e l’ impietá di si acerbo dolore spira tanta pietá nell’animo di chi legge, che con meravigliosa forza di tenerezza solleva al cielo. Per lo che Tonde di questi umori lagrimosi possono chiamarsi in un certo modo Tacque del Tigre e dell’Eufrate, le quali, se pelegrino s’invogliasse del loro fonte, lo condurrebbono in paradiso. E le bacio le mani.

[1617].

LXll

Al collegio de’ dottori leggisti di Bologna

Domanda di far parte del collegio medesimo.

Sa Dio l’estrema devozione ed osservanza che sempre ho portato a cotesto dignissimo e nobilissimo numero, e sa con che gusto e con che prontezza ho sempre incontrate l’occasioni di servirlo. Da questo continuato e non mai interrotto affetto, congiunto con la benignitá di VV. SS. eccellentissime, nasce in me una viva e certa confidenza che nella presente vacanza m’onoreranno di farmi loro collega. Vengo dunque a suplicarnele col piú umile e col piú devoto affetto che possa nascere dall’animo mio, e vorrei potere mostrar espresso e vivo in questa carta il cor mio, perché conoscerebbono di non potere aggregare