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19.— Ecco il cor di colui ch’io cotant’amo,
ecco ch’io gli ho sett’aghi in mezo affissi.
Ecco che ’l tiro a me poi con quest’amo
giá fabricato sotto sette ecclissi.
Ecco sette carbon fatti del ramo
che giá colse mia madre entro gli Abissi,
desti dal sacro mantice v’aggiungo,
e sette volte intorno intorno il pungo. -—

20.Da’ sacrifici abominandi ed empi
cessò la Fata, e si partí ciò detto,
perché contro colui, che duri scempi
ognor facea del suo piagato petto,
sperava pur dopo miU’altri essempi
di veder nova prova, e novo effetto.
Ma di tante fatiche al vento spese
alcun frutto amoroso indarno attese.

21.E come per magie mai, né per pianti
sperar potea rimedio a sí gran male,
se la Dea degli amori e degli amanti,
ch’invocava propizia, avea rivale?
se colei c’ha negli amorosi incanti
sovrano impero, e potestá fatale,
avea, malconcia de le piaghe istesse,
in quel ch’ella chiedea, tanto interesse?

22.Poi che con lungo studio invan compose
suggelli, e rombi, e turbini, e figure,
né seppe mai con queste ed altre cose
quelle voglie espugnar rigide e dure,
tornossi in voci amare e dolorose
con Idonia a lagnar di sue sventure.
— Lassa — diceale — in che mal punto il guardo
volsi da prima a que’ bei raggi ond’ardo!