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271.Una sua borsa ancor vo’ ch’abbi appresso,
la cui virtú meravigliosa è molto.
Dentro vi cresce ognor ciò che v’è messo,
e rende al doppio piú che non n’è tolto.
Vedrai, se l’apri, tosto da se stesso
moltiplicarsi quel che v’è raccolto.
Se poi vota la lasci, e d’oro scarca,
ve ne ritrovi almen sempre una marca.

272.La lucertola avrai da le due code,
perché giocando a guadagnar ti serva.
Poi quel Can ha tua guida e tuo custode,
quel cacciator de la mirabil Cerva.
Godrai quel che nel mondo altri non gode,
saprai dovunque d’òr si fa conserva.
Potrai (non ch’altro) con tal mezo avere
le piú belle fanciulle a tuo piacere. —

273.Cosi dicea l’incitatrice astuta,
ma ’l Garzone a quel dir non piú si scalda
che soglia a debil Sol, quando piú sputa
gelo il Settentrion, nevosa falda:
falda in ruvido sen d’Alpe canuta
per lunga etá ben indurata e salda.
Non si piega agli assalti, e non si rende,
ma come il meglio può, se ne difende.

274.— Alma ingorda — risponde — il Ciel non diemme,
sempre del troppo i miei desir fur schifi.
Se di quante ricchezze e quante gemme
guardan colá su gli Arimaspi i Grifi,
se di quant’òr da l’Indiche maremme
per le liquide vie conduce Thifi
mi facesse signor prodigo Cielo,
non torceria de’ miei pensieri un pelo.