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419.Ebbe seco in aiuto Alani e Traci,
e Medi e Battri e Sarmati ed Armeni,
tal che d’erranti Barbari rapaci
vidersi i piani in breve spazio pieni,
e di crudo Signor fieri seguaci
guastar villaggi, e disertar terreni,
crudelissimamente in ogni loco
sacco e sangue spargendo, e ferro e foco.

420.Armò sue squadre anch’ella, e virilmente
s’oppose a quel furor la Donna forte,
ma di gran lunga inferior di gente
fu risospinta a le Caucasee porte;
quand’ecco Austrasio, il Cavalier valente,
venne quivi di capo a dar per sorte,
a cui d’Aspurgo appartenea lo stato,
semplice allora aventurier privato.

421.Bramoso Austrasio d’emendar l’oltraggio,
e di lei giá per fama acceso il core,
sentí, facendo a sí bel Sol passaggio,
sotto clima gelato estremo ardore,
e giunto presso a quel celeste raggio,
se dianzi ardeva, incenerí d’amore.
Amor insomma in cotal guisa il vinse
che per non mai si scior, seco si strinse.

422.Scettro a scettro congiunto, e spada a spada,
l’impeto affrena de’ guerrier ladroni,
scorre di qua di lá l’ampia contrada,
e T Gigante reprime, e suoi squadroni.
Poi per non star sí lungamente a bada,
ed in una ridur molte tenzoni,
da sol a sol, fin che l’un l’altro uccida,
in campo a tutto transito lo sfida.