Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/704


299.D’un’Alfana di Scithia e d’un Centauro
lá nel freddo Pangeo fu generato.
11 suo pelame è del color de l’auro,
il suo nome per vezzo è lo Sfacciato,
perché sol ne la faccia (il resto è sauro)
d’una gran pezza bianca ei va segnato.
Di quattro gambe parimente è scalzo,
e camina saltando a balzo a balzo.

300.Poco miglior del primo il second’atto
seguí, perché, dal segno ancor lontano,
lo sconcerto e ’l disordin fu sí fatto
che si lasciò la lancia uscir di mano.
Pur la ripiglia e studia il terzo tratto
per far buon corso e non ferire invano,
né dando loco altrui d’entrar in campo,
con l’incontro emendar cerca l’inciampo.

301.Lo scudo del Facchin nel mezo imbrocca,
che la scorza ha d’acciar lubrica e liscia,
onde vien l’asta in giú, tosto che ’l tocca,
di sghembo a sdrucciolar con lunga striscia.
Girasi il torno, e la catena scocca,
che s’ode allor fischiar com’una biscia,
e nel passar con le piombate palle
fa lunge al Cavalier sonar le spalle.

302.Qual robusto castagno o pino alpino,
del celeste Centauro ai primi orgogli,
s’avien che del bel verde Ostro o Garbino
la folta chioma e le gran braccia spogli,
o ch’a busse ne scota il contadino
gl’irsuti ricci e i noderosi scogli,
fulmina al piano i frutti suoi sonori,
de le mense brumali ultimi onori: