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231.Portar spavento a chi le chiede aita,
impor gran peso a chi le forze ha frali,
predicar fole e de l’altrui ferita
venir con ciance ad inasprire i mali!
Sí sí, di chi goder cerca la vita
han per Dio! gran pensier l’ombre infernali.
Gli abitator del Tartaro profondo
curano assai ciò che si fa nel mondo!

232.Ma de le regioni orride e crude
non ama anch’egli il rigido Tiranno?
Forse chi tant’ardor nel petto chiude
non scuserá l’altrui mortale affanno?
L’ampia legge d’Amor nessuno esclude,
gl’istessi Dei schermir non se ne sanno.
Sotto questo destin l’alme son nate,
sono al Fato soggette anco le Fate.

233.Il basso stato poi del Giovinetto
toglier non deve a l’altre doti il vanto.
Non può dunque adempirne il suo difetto
chi di beni e ricchezze abonda tanto?
Pur come un vago e signorile aspetto
non curi Amor, ma sol riguardi al manto!
e ben che in vesta lacera si chiuda,
beltá non s’ami piú, quant’è piú nuda.

234.Oh come è lieve a chi dolor non sente
non sano poverel rendere accorto!
Costei, che de l’etá lieta e ridente
passato ha il verde e di suo corso è in porto,
sazia omai del piacer, severamente
nega a l’altrui digiun picciol conforto:
e ciò ch’aver non può, contende e vieta
a giovenil desio vecchia discreta.