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187.La tazza ha il ventre assai capace e grande,
e (come vedi) è di cristallo alpino.
Sorge vite dal fondo, e da le bande
le serpe intorno e fa corona al vino.
Son di smeraldo i pampini che spande,
l’uve son di topazio e di rubino;
e ’n guisa tal che l’arte assembra caso,
il tronco inferior fa piede al vaso.

188.In mezo al vaso ricco e prezioso
sta con arte mirabile piantato
un cespo intier de l’arboscel ramoso
che fu giá da Medusa insanguinato;
onde il dolce licor d’un fresco ombroso
sparge, né men ch’ai labro, a l’occhio è grato,
e mesce il rosso al verde, e ’nsieme serra
le delizie del mare e de la terra.

189.De le gemme c’ha dentro, il prezzo è il meno,
si sottil l’artificio è di quest’opra,
perché, mentre la coppa ha vóto il seno,
paiono acerbi i grappoli di sopra,
ma quando poi comincia ad esser pieno,
tanto che ’l vino in fin a l’orlo il copra,
s’annegrisce il rigor de la verdura,
e diventa l’agresto uva matura. —

190.Cosí dic’ella, e gliel consegna e porge,
e veduto Membronio a la pianura,
lo qual carco di polve in piè risorge
vie piú che di superbia e di bravura,
perché confuso il mira, e ben s’accorge
quanto l’affligga il duol di sua sciagura,
non vuol eh’alcuno in sí festoso giorno
da lei si parta con mestizia e scorno.