Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/638


35.Deatro l’urna il fanciul la mano ascose,
e Mitrane n’uscí nel primo scritto,
Mitrane, che lasciate ha le famose
sponde del fiume onde s’impingua Egitto.
Fatto è l’arco ch’ei tien, di due ramose
corna d’un cervo di sua man trafitto,
ed ha nel mezo le divise punte
con bel manico eburneo insieme aggiunte.

36.D’un Dragone African macchiato a stelle
vóto scoglio squamoso ha per freccierá,
e sgangherando Torride mascelle
il teschio serpentin gli fa baviera.
Scalze ha le piante, e con la bionda pelle
de la piú brava e generosa Fera
tra quante n’ha Getulia unqua produtte,
ammanta il resto de le membra tutte.

37.Ponsi per dritto filo incontro al segno,
la faretra si slaccia e la disserra,
e traendone fuora alato legno,
s’abbassa, e posa un de’ ginocchi in terra.
Lo squadra intorno, e con industre ingegno
in un punto con l’arco il ferro afferra.
In cima il tenta, e tasta pria se punge,
indi al cordone il calamo congiunge.

38.Tien ne la manca il corno, e la saetta
con l’altra mano in su la fune incorda.
Trae fin al destro orecchio a forza stretta
col grosso dito e l’indice la corda,
ch’un angolo divien di linea retta,
e Tocchio intanto con la mano accorda:
e da l’arco incurvato in meza sfera
fa per l’aria volar Tasta leggiera.