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419.Questo fiume vicin, che giá si tinse
del nobil sangue del buon Re Ciprigno,
nel giorno istesso che ’l Cinghiai l’estinse,
col corno rotto correrá sanguigno.
Questo medesmo mar, che ’l lido cinse
dove l’oppresse il rio destin maligno,
nutrirá pesce tal nel grembo interno,
che riterrá d’Adone il nome eterno. —

420.Poi che cosí parlò, di nèttar fino,
pien di tanta virtú, quel core asperse
che tosto per miracolo divino
forma cangiando, in un bel fior s’aperse;
e nel centro il piantò del suo giardino
tra mille d’altri fior schiere diverse.
Purpureo è il fiore, ed Anemone è detto,
breve, come fu breve il suo diletto.

421.Rivolta poscia al fido stuolo amico
de’ servi Amori e de’ compagni Divi,
— Fu sempre — ripigliò — costume antico
d’onorar morti quei che s’amár vivi.
Osservasti ben tu l’uso ch’io dico,
accoppiando al dolor giochi festivi,
Bacco, quand’empia Morte Ofelte uccise:
cosí fece il mio figlio al padre Anchise.

422.Questo rito seguir dunque m’aggrada
ne le sacre d’Adon pompe funeste:
io vo’ ch’ogni anno in questa mia contrada
s’abbiano a celebrar tragiche feste;
e vo’ che vi concorra e che vi vada
spettatrice non sol turba celeste
ma del mar, de la terra, e de l’Abisso.
E di tre dí lo spazio abbian prefisso. —