Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/605


347.Prima che da le man celesti e sante
fusse in colmo fornita opra sí bella,
nove volte Lucifero in Levante
precorse al gran camin l’Alba novella,
e mutato destriero, anco altrettante
guidò Notturno la piú bassa stella.
Comparso il nono Sol, comparve in tutto
l’edifício superbo a pien costrutto.

348.Ne l’ultimo mattin di tutti i nove
per celebrar l’essequie al caro estinto,
la figliuola mestissima di Giove
sorge col crin confuso, e ’l sen discinto,
e con gli amici Dei vassene dove
giace ancora il suo ben di sangue tinto:
ed ha l’urne degli occhi omai sí vote
che geme sí, ma lagrimar non potè.

349.Come di pietra alabastrina e tersa
statua gentil, che liquidi tesori
di vivo argento in vaga conca versa,
s’avien ch’adusta sia da fieri ardori,
o che sieno talor da man perversa
rotti i canali ai cristallini umori,
seccasi, e nega a l’orticel, che langue,
tronca le vene, il suo ceruleo sangue:

350.cosí costei, che ’n caldo umor la vita
(ben che immortale) ha distillata tutta,
non piagne piú, ma resta instupidita,
ne l’eccesso del duol fontana asciutta,
onde la bella guancia impallidita
discolora i suoi fior, quasi distrutta.
Non però giá, se bene il pianto manca,
d’addolorarla il suo dolor si stanca.