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319.In quella parte inferior del piede
che nel suolo stampar suol le vestigia,
quella ch’ai ferri, a le ferite cede,
perché tocca non è da l’acqua Stigia,
l’assai di furto, e di lontano il fiede
con strai pungente il rio Pastor di Frigia,
lassa, e veder mi fa spenta e sparita
la mia speranza in un con la sua vita.

320.E veggio a un tempo la vermiglia vesta
d’orribil ostro e sanguinoso immonda,
quella che di mia man fu giá contesta
de le piú fine porpore de l’onda:
la guancia impallidir, cader la testa,
per la polve strisciar la chioma bionda,
e i begli occhi languir, cui gelid’ombra
di mortai nebbia eternamente ingombra.

321.O splendor de’ Pelasghi, o del Troiano
valor flagello e de l’orgoglio ostile,
s’era ne’ fati che cader per mano
devessi effeminata e non virile,
per mano (oimè) di tal, che di lontano
valse solo a ferir la plebe vile,
quanto miglior almeno il morir t’era
ucciso da l’Amazona Guerriera?

322.Soverchio è raccontar l’angosce interne
onde in quel punto addolorata io fui;
oltre ch’a dir le lagrime materne
cosí facil non è, come l’altrui.
Ben per queste d’umor fontane eterne
tutto il mar distillar deggio per lui,
e per lui giusto è ben che tanto io pianga
che nulla in lor d’umiditá rimanga.