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267.Deh placa il tuo rigor, deh (prego) omai
piú moderato e mansueto spira.
Sostien’ ch’io vada, e poi perché piú mai
non possa indi partir, sfoga pur l’ira.
O se del mio dolor pietá non hai,
portami a quella onde ’l mio cor sospira;
poscia di lá partendo, ov’ella alberga,
fa’ pur che nel ritorno io mi sommerga».

268.Queste voci il meschin pregando invano
sparge inutili a l’aria, e senza effetti,
perch’Austro sordo ed Aquilone insano
ne portan via rimormorando i detti.
Volumi d’onde per l’instabil piano
s’urtan l’un l’altro in minacciosi aspetti,
onde l’ali di Dedalo desia
per trattar l’aure, ed accorciar la via.

269.Giá l’Hellesponto e l’Hemisperio tutto
copre la notte, orrenda oltre l’usanza.
Cresce l’ira di Borea, e pur del flutto
l’implacabile orgoglio ognor s’avanza.
Egli allor piú non vuol su ’l lido asciutto
la speme trattener con la tardanza;
e punto da lo strai che lo percote,
piú sofferir quel differir non potè.

270.Lo strai, che ’l cieco Arcier nel cor gli aventa,
gli è sprone al fianco, ond’a partir s’accinge.
Tre volte del gran gorgo i guadi tenta,
e tre le spoglie si dispoglia e scinge;
tre volte poi ne l’onda entrar paventa,
e tre de l’onda l’impeto il respinge.
Cosí d’esporsi in dubbio al gran periglio,
non sa ne’ casi suoi prender consiglio.