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99.Se stati i miei pensier fusser presaghi
che per un vano e giovenil piacere
erano i tuoi desir cupidi e vaghi
d’essercitar cavalli o domar fere,
t’avrei dato di Rhea sferzar i Draghi,
t’avrei dato affrenar le mie Pantere,
fatto de la sua stessa aurea quadriga
t’avrebbe Apollo a mia richiesta Auriga.

100.Ahi l’Orco sordo, ond’altri unqua non riede,
mai non si placa e suo rigor non frange,
né mai rende Pluton le tolte prede
per ricco dono di chi prega e piange;
ché s’accettar volesse aurea mercede,
quant’oro accoglie e quante gemme il Gange,
quante ricchezze han gl’indi e gli Eritrei
in cambio del mio Pampino darei.

101.Deh che ’l poter morir caro mi fora
per unirmi al mio ben nel cieco regno!
Ma tu spietato Sol, che chiara ancora
porti la luce tua di segno in segno,
perché di far col Tauro (oimè) dimora
negli alberghi del Ciel non prendi a sdegno,
poi c’ha sepolto un Tauro empio d’inferno
un sí bel Sole in Occidente eterno?

102.Fuggano i Fauni la funesta sponda,
piangan le Ninfe la crudel fortuna,
scolorisca ogni fior, secchi ogni fronda,
copra l’infausto Ciel nebbia importuna,
rompa l’urna il Sangario, e l’acqua bionda
del mio Pattolo omai diventi bruna,
aborra Dioneo con le Baccanti
le liete mense e gli organi sonanti!».