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87.L’animoso Garzon veggendo il Verro
che gli si gira intorno e gli s’accosta,
non monta per salvarsi olmo né cerro,
non cerca per fuggir grotta riposta,
ma gitta l’arco, e de l’astato ferro
gli rivolge la punta invèr la costa,
e sovra il guado, ove la strada ha presa,
intrepido si ferma a la difesa.

88.Prima il guinzaglio al suo Saetta allenta,
e la lassa discioglie ornata e ricca,
lo qual non si spaventa, anzi s’aventa
per l’orecchio afferrargli, e ’l salto spicca.
Quel volge il grifo ove la presa ei tenta,
e ne la gola il curvo osso gli ficca.
Con la zanna di sangue immonda e sozza
al coraggioso cane apre la strozza.

89.Ode guaire il suo fedele e gira
Adon le luci ov’ei si giace ucciso,
e d’affetto gentil, mentre che ’l mira,
informa il vago e dilicato viso.
Corre pietoso ov’anelando spira,
malvolentier dal suo Signor diviso.
Gli chiede aita con lo spirto in bocca,
col muso il lecca, e con la zampa il tocca.

90.Tanto si dole Adon, tanto si sdegna
che giaccia estinta la sua fida scorta,
che mentre vendicarla egli disegna,
vie piú l’ardir che la ragione il porta.
Faccia senno o follia, che che n’avegna,
vuol che mora il crudel che gliel’ha morta.
Viver non cura, e pur che ’l Porco assaglia,
non chiede al proprio cor se tanto ei vaglia.