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15.Scioglie la lingua baldanzosa e pronta,
e non senza alcun fregio il ver gli espone.
Gli afferma, che per fargli oltraggio ed onta
data s’è in preda a un rustico Garzone.
E l’istoria e la beffa indi gli conta
quando nascose e fe’ fuggire Adone:
che per tema appartato alquanto il tenne,
poi richiamato súbito rivenne.

16.Dicegli, che di lui seco soletta
sempre si ride, e scorni aggiunge a scorni.
Gli soggiunge ancor poi, che la diletta
partita è dal suo ben per qualche giorni.
E gli conchiude alfin, che la vendetta
molto facil gli fia pria ch’ella torni.
E gl’insegna, e gli mostra, e gli divisa
il tempo, il loco commodo, e la guisa.

17.Nel fier Signor de le sanguigne risse
non era in tutto ancor spento il sospetto,
e da che l’infernal Serpe il trafisse,
sempre un freddo velen celò nel petto;
onde quando colei cosí gli disse
l’agghiacciò lo stupor, l’arse il dispetto.
Tacque, e ’l Ciel minacciando e gli elementi
torse gonfi di rabbia i lumi ardenti.

18.Qual robusto talor Tauro si mira,
superbo Duca del cornuto armento,
che col fiero rivale entrato in ira
schiuma sangue, ala foco, e sbuffa vento,
dagli sguardi feroci il furor spira,
ne’ tremendi muggiti ha lo spavento;
ne la bocca e negli occhi orror raddoppia
fólgore che rosseggia, e tuon che scoppia: