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135.— Egli si trova una natura a parte,
ch’è tra ’l semplice spirto e Tuoni composto,
però ch’ir non si può da parte a parte
senza il debito lor mezo interposto.
L’uno è sempre immortale in ogni parte,
l’altro il corpo a la morte ha sottoposto.
Il terzo, che non è questo né quello,
fa in sé d’entrambo un imeneo novello.

136.Quasi mezane dunque in fra gli estremi
vòlse Giove crear queste fatture,
onde sí come degli Dei supremi
gli uomini son quaggiú vive figure,
questi del divin stato in parte scemi
son degli uomini ancor vere pitture,
e come loro imagini e ritratti,
si somigliano ad essi in tutti gii atti.

137.Han corpo sí, ma piú sottile e raro
che ’l vostro, e nulla o poco ha del terreno.
Non è sí lieve nube in aèr chiaro
ch’ei non sia denso e solido assai meno.
Col vento va di leggerezza al paro,
apparisce e sparisce in un baleno,
né visibil giá mai si rende agli occhi,
se non quand’egli vuol, ben che si tocchi.

138.Per esser dunque la materia in essi
grossa non giá, ma dilicata e pura,
non fan lor resistenza i corpi spessi:
ogni cosa lor cede, ancor che dura.
Tonno senza lasciarvi i segni impressi
falsar le porte e penetrar le mura,
come fólgore suol, che quando scende
la vagina non tocca, e ’l ferro offende.