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135.Sovra la spiaggia un dì del mar Beoto
vestito ancor de la terrena spoglia
d’un’erba estrana e di vigore ignoto
còlse e gustò miracolosa foglia,
e nascersi nel cor di girne a nuoto
di sùbito sentì pensiero e voglia,
e ’n tutto uscito de l’umana usanza
altra natura prese, altra sembianza.

136.Mutò figura, il corpo si coperse
tutto di conche, e divenn’alga il crine,
ed a pena in tal guisa ei si converse
che saltò da le sponde al mar vicine;
e poi ch’entro le viscere s’immerse
de le vaste e profonde acque marine,
purgato il velo uman da cento fiumi,
s’assise a mensa alfin con gli altri Numi.

137.Or il pianger che val? perché le ciglia
non volgi omai di torbide in serene?
Ben lice a te, che del gran Dio sei figlia,
da cui felice ogn’influenzia viene,
con simil privilegio e meraviglia
sottraendo al gran rischio anco il tuo bene,
operar quel che fu talor concesso,
non ch’al divin favore, al caso istesso.

138.Se ben la falce ria troncar la vita
disegna in breve al giovinetto acerba,
del debito commun puoi con l’aita
francarlo tu di quella incognit’erba;
e torcendo al suo fil linea infinita
malgrado de la Parca empia e superba,
farlo passar, pria ch’ella abbia a ferire,
a l’immortalità senza morire. —