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123.Or la nova beltá, ch’ai Sol fea scorno,
da’ cavi scogli a viva forza il trasse
sí che senza temer la luce e ’l giorno
s’alzò da Tacque piú profonde e basse,
e tre volte girato il carro intorno,
a Tritone accennò che si fermasse.
Stetter taciti i venti, e Tonde immote,
mentr’ei sciolse la lingua in queste note:

124.— O Dea prole del mar, misera, e dove
malguidato pensier ti guida e mena?
Deh qual vaghezza, o qual follia ti move
a cercar altro lido, ed altra arena?
Oh quanto meglio volgeresti altrove
il camin, che t’adduce a nova pena.
Tu dal bell’Idol tuo lunge ne vai,
e di sua vita il termine non sai.

125.De’ giuochi Citherei vai spettatrice,
dove accolta sarai con festa e canto,
ma tragedia funesta ed infelice
volgerá tosto ogni tua gioia in pianto.
Offrir vedrai (come il destin mi dice)
vittime elette al tuo gran Nume santo;
ma vedrai poscia un sacrificio infausto
di chi ti fe’ de l’anima olocausto.

126.Minaccia al bell’Adon mortai periglio
fero Ciel, cruda stella, iniquo fato;
né molto andrá, che ’l Sol del suo bel ciglio
fia d’eterna caligine velato;
e di quel volto candido e vermiglio
languirá secco l’un e l’altro prato;
giacerá sparsa al suol la chioma bionda,
di sangue e polve orribilmente immonda.