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107.De’ promessi imenei lieto e gioioso
e de l’incarco suo Tritone altero,
non fende giá del pelago spumoso
per dritto solco il liquido sentiero,
ma va con giri obliqui il campo ondoso
attraversando rapido e leggiero,
rapido sí, che suol con minor fretta
sdrucciolar saettia, volar saetta.

108.Arridon tutti al trapassar di lei
de’ regni ondosi i cittadini algenti.
Alcun non è de’ freddi umidi Dei
che non senta d’Amor faville ardenti.
Rinovella Alcion gli antichi omei,
ardon Taighe, ardon l’aure, ardono i venti.
Umili i flutti, e mansuete Tacque
riconoscon la Dea che da lor nacque.

109.Sorge dal fondo cupo e cristallino
cantando a salutarla ogni Sirena.
Ciascuna Ninfa e ciascun Dio marino
alcun mostro del mar preme ed affrena.
Cavalca altri di lor curvo Delfino,
altri lubrica conca in giro mena.
E tutti fan da quella parte e questa
a sí gran passaggiera applauso e festa.

110.Nice una Tigre, orribil mostro e sozzo,
terror de l’Ocean, con alga imbriglia.
Ligia un Montone, il cui feroce cozzo
le navi e i naviganti urta e scompiglia.
Tien di verde Giovenco a vinto il gozzo
con molle giunco Panopea vermiglia.
Leucothoe bianca con rosato morso
di cerulea Leonza attiensi al dorso.