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103.Mentre il mostro squamoso approda al lido
col vago stuol de’ pargoletti alati,
ecco si volge pur la Dea di Gnido
sospirosetta ai dolci lumi amati,
e prende alfín dal caro amante fido
gli ultimi baci, e gli ultimi commiati.
— Core a dio, Vita a dio — l’un l’altro dice
tu vanne in pace, e tu riman felice. —

104.Giace senz’onda il mar tranquillo in calma,
brilla l’aria pacifica e serena,
onde Triton se stesso al corso spalma
da la fiorita e fortunata arena;
ed a sí dolce e dilettosa salma
sottopon volentier l’ispida schiena,
perché de’ suoi sospiri in tal maniera
coglier solcando il flutto, il frutto spera.

105.Quasi ombrella, la coda in alto inarca
la marittima belva ambiziosa.
Squallido il tergo, ove si preme e carca,
ha di murice viva e fresca rosa.
Cosi Ciprigna il mar naviga e varca
quasi in morbido letto, o in grotta ombrosa.
Scorre i piani volubili a seconda,
e col candido piè deliba l’onda.

106.Giá s’ingorga per l’alto, e giá la Diva
quanto perde del suol, de l’onda acquista;
ma qual cerva ferita e fuggitiva,
indietro ad or ad or gira la vista,
né da l’amata e sospirata riva
torce il guardo giá mai pensosa e trista.
Vorria, né sa qual gelo il cor le tocchi,
come vi lascia il cor, lasciarvi gli occhi,