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67.Dielle Eunomia a la luce, e giá concette
del gran Dio degli Dei, nacquer divine.
De l’Acidalio (ancor che pure e nette)
lavansi ognor ne Tacque cristalline.
E son tre sole al degno ufficio elette,
Thalia la dotta, Aglaia, ed Eufrosine;
ben ch’ai numero lor poi Citherea
abbia ancor Pitho aggiunta, e Pasithea.

68.Un’altra anco di piú, che ’l pregio ha tolto
d’ogni rara eccellenza a tutte queste,
aggregata ve n’è, non è giá molto,
e sempre di sua man la spoglia e veste.
Celia s’appella, e ben del Ciel nel volto
porta la luce e la beltá celeste;
ed oltre ancor, che come il Cielo è bella,
ha l’armonia del Ciel ne la favella.

69.O con abito pur, che rappresenti
Ninfa selvaggia, il suo Pastore alletti,
o dolce esprima in amorosi accenti,
fatta Donna civáie, alti concetti,
o talor spieghi in tragici lamenti.
Reina illustre, i suoi pietosi affetti,
co’ sospiri non men che con la laude,
chi ne langue trafitto anco Tapplaude.

70.Thalia, c’ha de’ teatri il sommo onore,
inváda a costei cede il primo vanto,
onde veggendo pur la Dea d’Amore
che le Grazie di grazia avanza tanto,
non sol degna la fa del suo favore
fra l’altre tutte, e del commercio santo,
ma per renderla in tutto al Cielo eguale
sempiterna l’ha fatta, ed immortale.