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227.Nel volto con tant’impeto battuto
fu dal piè de la statua il sozzo Nano,
che sossovra in un globo andò caduto
di grado in grado a rotolar nel piano.
Quel piacevol prodigio allor veduto,
sentissi il riso raddoppiar lontano.
Rimbombonne il teatro a voce piena,
e chiuse in atto comico la scena.

228.Levossi il Semican superbo e rio,
e del publico oltraggio al Ciel latrava.
De la rabbia paterna in fuor gli uscio
di bocca il fiel col sangue e con la bava;
e bestemmiando de l’alato Dio
la madre in vista minacciosa e brava,
contro la Maga iniqua e maledetta
giurò sovra il suo dente alta vendetta.

229.Or giunto al trono ove sedea Ciprigna,
col viso alzato, e col ginocchio chino,
disse Adon supplicante: — O Dea benigna,
per cui scalda il mio petto ardor divino,
s’hai virtú di placar stella maligna,
se pende dal tuo cenno il mio destino,
piácciati (prego) a questo servo indegno,
come donasti il cor, rendere il regno. —

230.Fu vista a quel parlar la Dea cortese,
quasi in sereno Ciel lampo di stella,
disserrar un sorriso, e ’ntanto stese
l’aurea corona, e l’adornò di quella.
Né cinta di bei raggi e fiamme accese
fu la fronte d’Apollo unqua sí bella,
o de le fronde del piú verde alloro,
com’apparve la sua fregiata d’oro.