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183.Ma ricchezza e valore, e quanto dona
talor con larga man prodiga Sorte,
poco può rilevar (credo) a persona
che stella incontri il cui tenor sia forte.
Or quando avegna pur, che la corona,
per cui tanto in contrasto è questa Corte,
non sia per altra man levata o mossa,
veggiasi se costui mover la possa. —

184.L’autoritá de la favella grave
mosse ciascuno, e del divin sembiante.
Ciascun mira Barrin, che tace, e pavé
tutto confuso, e pallido, e tremante.
Sparso allor d’ognintorno odor soave,
e vólto il tergo il messaggier volante,
dileguossi e disparve in un momento
come spuma ne l’onda, o fumo al vento.

185.A prodigio si strano ed improviso
Astreo gridò, pien d’un festivo zelo:
— Lodato il Ciel, quest’è del Cielo aviso,
chi può stornar quel ch’è prefisso in Cielo?
Preso è Barrino, e sbigottito in viso,
e pieno il cor di timoroso gelo,
sospinto a forza al grand’altar s’appressa:
alfin nulla operando, il ver confessa.

186.Giá verso Adon con la minuta gente
del Senato il favor concorre insieme,
ma la parte piú ricca e piú possente
lo sdegna e biasma, e ne sussurra e freme.
Vuol Astreo, ch’ognun torni immantenente
ne la corona a far le prove estreme,
ma non che trarla fuor, tentano invano
crollarla pur da la tenace mano.