Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/286


87.Tutto in se stesso a rimirarla fiso
recossi Adon, da quel parlar commosso.
Tocco da un sovrasalto a l’improviso
divenne in volto del color del bosso.
Ma dal dolce balen d’un bel sorriso
fu ferito in un punto, e fu riscosso.
La speme sfavillò dentro il timore,
e gli si sollevár l’ali del core.

88.— O qual che tu ti sia, la cui dottrina —
prorompe poi — sa penetrar ne’ petti,
come Giovane bella e peregrina
può di tanto avanzar gli altri intelletti,
che con sovramortal luce divina
s’apra la strada ai piú riposti affetti?
Deh non piú ti celar, se Donna sei:
ma giá Donna non sembri agli occhi miei. —

89.— Donna — risponde — io son. Che quanto chiudi
nel profondo de l’alma io ti palesi,
e scorga i tuoi pensier svelati e nudi,
stupir non dèi; ciò da’ prim’anni appresi.
Cotanto ponno i curiosi studi
in cui lungo travaglio e tempo spesi.
Quinci il tutto conosco, e vie piú assai
so degli affari tuoi, che tu non sai.

90.Ma che dirai, se fia ch’io ti discopra
dov’or si trova il tuo dolce tesoro?
e che molto vicin ti pende sopra
fato miglior, d’ogni tuo mal ristoro?
Qual premio avrò? giá per mercé de l’opra
gemme non vo’, non curo argento ed oro,
ma che sola una rosa a coglier abbia
di quelle che sí fresche hai ne le labbia. —