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GLI ERRORI

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359.Me difensor di torti a torto chiami,
perché Vergin bennata e nata ai regni
no che viver non dee di fregi infami
macchiata il nome, e di sua stirpe indegni.
Offendi piú quel che difender brami,
discopri piú quel che coprir t’ingegni,
ché chi scusar l’error vuol con menzogna
veste se stesso de l’altrui vergogna.

360.Or veder se schermir te stesso sai,
piú ch’altrui spaventar, molto mi tarda,
e mi tarda provar s’abbi, com’hai
oltraggioso parlar, destra gagliarda.
Se per Dorisbe tu battaglia fai,
per Sidonio son io, da me ti guarda;
e sappi che mi fia cara e gradita
vie piú la morte tua, che la mia vita. —

361.Volgon ciò detto i freni, e ne le mani,
per arrestarle, stringonsi le lance:
e diviso dagli Arbitri sovrani
il Sole ad amboduo con giusta lance,
poi ch’un tratto di strai son giá lontani,
ai veloci destrier pungon le pance,
e con le briglie abbandonate al morso
vengono ad incontrarsi a mezo il corso.

362.Il bianco o per la fretta, o per la stizza
errò rincontro e corse l’asta in fallo.
L’altro ne la visiera il colpo drizza,
dove breve fessura apre il metallo,
e con duro tracollo in su la lizza
fuor per la groppa il trae giú da cavallo:
e cade sí, che piú non è risorto,
né ben si sa s’è tramortito, o morto.