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GLI ERRORI



343.Vede gran rogo acceso in un de’ lati,
ed a soffiarlo il fier ministro intento,
per entro i cavi mantici agitati
l’aure comporre, e concepirvi il vento:
poi partorire incitatori i fiati
dal gonfio sen del gravido stromento,
lo cui spirto vivace a poco a poco
dá licenza a le fiamme, anima al foco.

344.Da la piú agiata e piú sublime vista
del bel Palagio che lo spazio serra,
Argene in atto assai turbata e trista
china, guardando il campo, i lumi a terra;
e gran truppa di Donne è seco mista,
che stan tremanti ad aspettar la guerra,
la guerra, in cui de’ duo prigioni in breve
l’alto giudicio diffinir si deve.

345.Pende da tetti intorno e da cornici,
come a mirar si suol giostra o torneo,
di curiose turbe spettatrici
innumerabil numero plebeo.
Apresi il passo il Duca de’ Fenici,
non conosciuto in un campione e reo,
e trova a passeggiar per lo steccato
tutto soletto un Cavaliero armato.

346.Picca un corsier tra le pruine e ’l gelo
nato del Rheno in su la fredda riva,
tutto tutto ermellino, e bianco il pelo
sovra l’istessa sua neve nativa.
Gli fa su gli occhi il crin candido velo,
candida ancor la coda al piè gli arriva;
ma con spoglia nevosa e patria algente
sfavilla in lui però spirito ardente.